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Viaggiare è donare la vita ai propri sensi”
(A.Poussin)
“Vinum vita est”
(Petronio)
Due anni. Un tempo infinito. Ma dopo tanti rinvii causa Covid, finalmente l’agognato viaggio, organizzato dalla Delegazione Storica Fisar di Roma e Castelli Romani, si è concretizzato e il nutrito gruppo di sommelier ed appassionati è arrivato in Mosella, guidato dal segretario di delegazione Fabrizio Ercolani.

Treviri è il vivace capoluogo della bassa Mosella, città natale di Karl Marx, e furono proprio le condizioni di assoluta miseria in cui versavano i lavoranti nei vigneti di famiglia a spingerlo a pubblicare i suoi primi articoli sul giornale locale. Metà giugno, periodo perfetto, condizioni meteo clementi: il gruppo, coeso e impaziente, parte alla volta di Urzig. Lungo il tragitto, le nuvole si squarciano e un pallido sole fa brillare nelle vallate i tetti di ardesia, roccia fondamentale per l’allevamento del vitigno principe di questa zona: il riesling.


È il tempo della prima degustazione. Johannes Schmitz, proprietario ed enologo della cantina Rebenhof, ha il sorriso aperto e i modi asciutti e diretti di chi ama intensamente la propria terra, e spende ogni energia per coltivarla e soprattutto raccontarla. Gli scenografici vigneti dei suoi appezzamenti si inerpicano sui pendii scoscesi tipici della valle della Mosella; si tratta per la gran parte di vigne vecchie più di 60 anni, orgogliosamente a piede franco, con radici abituate a cercare acqua nei profondi substrati ricchi di ardesia rossa e grigia, che conferiscono ai vini una mineralità speziata, spiccata sapidità ed eleganza infinita. Sono tredici i vini in degustazione, un percorso emozionante e articolato, quasi scientifico, partito da Troken brillanti, acidissimi e agrumati, passando attraverso Spatlese sfaccettati, alcuni con sentori dolci di pesca gialla matura e cipria, altri invece più complessi con note di smalto e frutta secca, per approdare infine a un sontuoso Beerenauslese del 2018, con aromi di resina, dattero, anice, sorso dolcissimo ma non stucchevole. Che spettacolo!



Dopo una sosta corroborante a base di stinco di maiale alla Asterix, si arriva a Burgen nella cantina Gorges-Muller. Il giovane Martin, ultimo rampollo di una bella famiglia di viticoltori, fresco di studi di enologia, fa da cicerone attraverso ripidi vigneti, caratterizzati dalla consueta presenza di piante di rosa, a guardia di ogni singolo filare. È proprio sotto un pergolato sormontato da un profumato roseto che si svolge la seconda degustazione della giornata, circondati da un panorama mozzafiato su vallate punteggiate da fattorie e campanili. Martin racconta il particolarissimo microclima presente nei loro vigneti, moderatamente caldo ma con forti escursioni termiche tra giorno e notte: ciò permette ai grappoli di riesling di maturare lentamente, di fissare l’acidità e di sviluppare in modo egregio gli aromi tipici del vitigno. La degustazione inizia con un Sekt Pinot Crémant brut nature, perlage vivace ma cremoso, naso dritto con note di pompelmo, molto gradevole. Sorvolando per motivi di tempo sui due rossi da pinot nero proposti, l’approccio ai riesling dell’azienda si rivela una escalation molto interessante: i Trocken più giovani, provenienti da terreni ricchi di quarzo, hanno leggeri sentori minerali e una acidità sempre presente ma mai aggressiva; i Kabinett feinherb, quindi abboccati, donano sensazioni mellite; l’apoteosi si raggiunge con uno strepitoso Eiswein, in cui la muffa nobile si esprime in olfattiva con sbuffi sulfurei di pietra focaia, sottobosco e castagna dolce, sorso zuccherino, avvolgente e morbidissimo. La famiglia Gorges-Muller saluta il gruppo con una graditissima sorpresa: in cantina sono pronti calici di puro succo d’uva, fresco e dissetante, interessante passaggio dall’acino al vino.


Lungo la strada di ritorno a Treviri, gli occhi si riempiono di immagini spettacolari: al tramonto, la Mosella appare in tutto il suo splendore; nelle anse del fiume si specchiano le colline fitte di vigneti, verdissimi e ordinati, moltiplicandosi all’infinito, mentre i raggi del sole si riflettono sulle acque calme illuminando con un bagliore fulgido il paesaggio circostante, che sembra risplendere di luce propria. Ecco spiegato il miracoloso segreto alla base della coltivazione di questo nobile vitigno!
In serata, cena nel ristorante Das Weinhaus, nome evocativo, atmosfera suggestiva, tempio del buon bere con focus sui migliori vini provenienti da tutto il mondo. Durante la cena assaggiamo 5 bottiglie di riesling, esemplificative di zone e cantine diverse, che aggiungono un tassello in più al percorso di conoscenza di questo complesso vitigno. Su tutti, svetta il Trockenbeerenauslese del 2005 di Markus Molitor, un’esplosione di profumi di pasticceria, buccia di arancia candita, miele di acacia, un esempio di notevole equilibrio tra elegante mineralità e dolcezza esplosiva ma non invasiva, un vino di profonda energia.

Il giorno successivo è interamente dedicato alla Mythos Mosel, grande manifestazione che si svolge ogni anno coprendo diversi tratti della Mosella. Un evento itinerante su un percorso di circa 25 chilometri, lungo il quale è possibile visitare 30 cantine, ciascuna delle quali ospita a sua volta altri tre produttori, pertanto una opportunità imperdibile per poter osservare dall’interno la modalità ammirevole e impressionante dei viticoltori della Mosella di fare squadra, uniti e simbioticamente impegnati nel promuovere i propri vini, al di là di ogni logica concorrenziale. Full immersion sensoriale, pertanto, una moltitudine di vini diversi per tipologie, presenza o meno di zuccheri, grado alcolico, aromi, tutti accomunati da grande intensità; e poi tante persone entusiaste e appassionate, desiderose di far conoscere e far apprezzare la propria produzione. Molto interessante la verticale della cantina Nikolaus Kowerich, con i suoi folgoranti Spatlese si è viaggiato indietro nel tempo fino al 2003.

Il viaggio volge al termine. Il gruppo è appagato e soddisfatto, consapevole di aver vissuto un’esperienza fuori dal comune, una occasione unica per scoprire l’anima più autentica di una terra affascinante, che ha fatto della viticoltura eroica la propria cifra stilistica; un popolo forte e coraggioso che, nonostante le condizioni talvolta estreme in cui lavora, ha saputo sfruttare al meglio le potenzialità del proprio straordinario territorio.
Testo di Andreina Rossi